venerdì 16 marzo 2012

2112. La natura si dimenticherà presto di noi./Progetto








Molto tempo fa, credo fosse il 2004, o il 2005, lessi un articolo su Internazionale, che parlava della zona di Chernobyl dopo il disastro ambientale che la colpì nel 1986.
La zona fu evacuata e nessun essere umano tranne scienziati e manutentori hanno  più messo piede in questa zona. Dopo vent'anni, la città le campagne, i parchi gioco, le scuole, hanno lasciato posto a foreste di conifere, branchi di lupi, bufali rarissimi, uccelli.


"A 25 anni dal disastro della centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, i livelli di radiazione sono ancora oltre il consentito nelle zone limitrofe. Qui non può vivere nessuno, tutto è abbandonato dall'uomo, ma altrettanto non si può dire della natura. L'esplosione nel 1986 causò gravi danni all'ambiente ma ora la flora sta rinascendo e spuntano perfino piante rare, che sembrano incredibilmente immuni alle radiazioni. Gli scienziati sono accorsi per studiare il fenomeno."

"Quel che resta del territorio attorno a Chernobyl oggi è una foresta grigia, abitata dai fantasmi delle persone che morirono per quelle radiazioni (sul numero è sempre stata polemica aperta) o vennero evacuate. La selva è invece popolata da cinghiali selvatici, alci, cervi, volpi. A brucare le sterpaglie contaminate è tornato persino il bisonte europeo, quasi estinto agli inizi del '900. 
Oggi qui ritrova l'ambiente adatto per riprodursi, soprattutto grazie a un particolare non trascurabile: l'uomo non è più la specie dominante. 

Una polemica scientifica. La rivincita della natura sul disastro radioattivo ha colpito l'attenzione degli scienziati di tutto il mondo, tanto da innescare una diatriba a colpi di ricerche scientifiche."









Al di là del dibattito scientifico, se è un paradiso, ma è comunque inquinato, e che non giustifica assolutamente l'impatto dell'uomo e non assolve da  responsabilità del genere umano in questi disastri, mi era piaciuta l'idea che non siamo così immortali e importanti come crediamo:
in un futuro disabitato dall'uomo, la natura riprenderebbe i suoi spazi, ne sono certa, uccelli colorati tornerebbero a volare nei cieli, indisturbati, e orsi, cervi, insetti, scorderanno ben presto quell'essere che ha costruito con il grigio strade, case, pali della luce.







L'erba e le radici copriranno e spaccheranno il cemento e le autostrade immense.



Questi sono schizzi, tra un pò vedrete la tavola definitiva.
Anzi se volete passare il 20 Marzo, alle 18, 30,
Goethe Institute, 
Via de' Marchi, 4, 40123 Bologna





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