"Ora non posso più andarci, pensavo, o meglio, posso ancora andarci, ma solo per ritrovarmi circondato da cappanoni artigianali e industriali affacciati su via del lavoro, via dell'artigianato, via dell'industria e quant'altro..."
"Non più qui, pensai, non su questa terra devastata e calpestata e spezzettata a norma di legge, non su questa terra dove le ragioni sono ragioni prevalentemente, anzi: esclusivamente economiche, niente di personale, niente di niente: solo affari."
"Scavalco tutte quelle assurde recinzioni... Giro intorno a tutte queste case di cattivo gusto, pesto sotto i piedi tutti gli ortaggi che crescono in questi orti recintati del cazzo..."
"L'aria è l'aria malsana delle paludi. Malsana quest'aria lo è di sicuro, pensavo. Vi sono dei periodi, spesso d'estate, ma anche d'inverno, in cui l'aria è assolutamente ferma e ferma rimane per settimane."
"Quasi senza accorgermene, ero arrivato alla circonvallazione di viale Cricoli, uno dei punti più pericolosi da attraversare a piedi. Ecco un posto in cui non c'è alcuno spazio per un pedone, pensavo, un posto pericolosissimo, se sei a piedi. Sempre pieno di traffico, quasi sempre ingorgato di macchine e camion e moto e motorini e qualche bicicletta (...) Come si fa a stare in una di queste case, pensavo passando sotto quelle case del rondò di via Cricoli. Le finestre sempre chiuse,. altrimenti le macchine sembra di averle in casa (...) Addirittura le terrazze avevano fatto a quelle case, con vista proprio sul rondò di viale Cricoli. Solo un demente, pensavo, può aver avuto l'idea di fare delle terrazze da questa parte. Eppure, un giorno, non mi ricordo più quanto tempo fa, passando esattamente dove sto passando ora, un uomo era uscito in terrazza, (...) Ad ogni modo fu l'unica volta che vidi qualcuno su uno di quei terrazzi."
Da "I quindicimila passi", Vitaliano Trevisan
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